06 novembre 2011

Martin Mystère 317, Longitudine zero

La teoria degli universi paralleli a livello subatomico teorizzata dalla relatività quantistica, una vecchia operazione al Polo Sud intrapresa prima dai tedeschi del terzo Reich e poi dagli americani un misterioso professore universitario con una teoria rivoluzionaria che completerebbe l’opera di Einstein.
Questi gli ingredienti dell’ultimo numero di Martin Mystère e mi limito a questo elenco anche perché a essere sincero se dovessi raccontare qualcosa dell’episodio sarei davvero in difficoltà.

I ricchi preamboli, soprattutto in cui tramite un personaggio protagonista dell’episodio racconta i retroscena a Mystère e quindi a noi, sono il marchio di fabbrica della serie e della gestione narrativa di Castelli ma francamente far passare più della metà dell’albo a discutere a un tavolo di un ristorante due personaggi e risolvere il tutto in una manciata di pagine d’azione è davvero deludente per me.
Anche perché concesso che il malloppone di pagine in cui si raccontano i fatti storici siano davvero necessari non puoi ridurre l’intervento di Martyn a una misera comparsata in una missione al Polo Sud.
Ammetto che l’idea dello sdoppiamento di universi e la gestione dei “due Martyn” sia un colpo di genio ma questa sensazione di albo sbilanciato non me l’ha fatto apprezzare a dovere e siamo sempre, guardandomi indietro negli ultimi numeri, a un arrancamento sulla gestione del titolo.
Non voglio insinuare quello che non so e alimentare le polemiche online della infondatezza della notizia sulla chiusura della testata, ma non riesco proprio a non convincermi che Castelli, il quale  ammiro oltre ogni modo, mi sembra leggermente apatico nell’approccio al personaggio e alla testata.
Spero vivamente di sbagliarmi.
Passando ai disegni, pur non piacendomi lo stile di Ambrosini, devo concedere che è un ottimo disegnatore forse non perfettamente in linea con le caratteristiche della serie.

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