Ma è un asso truccato perché le carte son truccate.
Lo ammetto, mentre leggevo il volume edito dalla NPE, guardando agli eccessi grafici e narrativi, all’agiografia fatta in maniera spudorata, al gioco di specchi e rimandi tra autore e personaggio, ho storto il naso e parecchio.
Sono anni che dal blog Recchioni, prima in maniera embrionale, poi man mano in maniera sempre più massiccia e omogenea ha delineato le fattezze di questo alter-ego fumettistico fino a confondersi l’uno nell’altro senza soluzione di continuità.
Apprezzo da tempo il Recchioni autore, un po’ meno l’uomo (o l'idea di lui che me ne sono fatta leggendo il blog) ma ciò non significa che davanti a ottime opere come molti numeri di John Doe, David Murphy 911 o Dylan Dog e soprattutto “La redenzione del samurai” de Le Storie n° 2 non ne riconosca l’immensa bravura.
In Asso invece mi son trovato spiazzato più e più volte. Come disegnatore ha molti limiti ma ha un tratto originale che mi piace molto soprattutto quando NON imita Nagai o Pazienza o Miller di cui però ha imparato bene l’impatto scenico di una tavola o vignetta!
Mi aspettavo un racconto corposo e non varie mini racconti o semplici illustrazioni.
Molta roba è apparsa in passato sul blog e non era dichiarata espressamente per il volume quindi ho idea che per raggiungere un certo numero di pagine abbia infoltito il tutto con illustrazioni che nacquero come fini a se stesse.
Per carità, ottimo materiale, ma rimane sempre quel sentirsi presi in giro come lettore.
Arrivi a poco dalla fine facendoti un’idea precisa dell’opera e ti ritrovi l’ultimo racconto che in pieno stile Recchioni metafumettistico narra di una fantomatica recensione su un blog di settore che esprime pari pari quello che chiunque avrebbe pensato se il volume fosse finito li.
Chiudi il volume con un sorriso; Mi ha fregato di nuovo: pensavi di aver capito cos’era questo fumetto e per tutto il tempo io (Recchioni) ti ho fregato facendoti credere di fregarti.
Diavolo di un Recchioni: ha sempre un Asso in più nella manica!
Lo ammetto, mentre leggevo il volume edito dalla NPE, guardando agli eccessi grafici e narrativi, all’agiografia fatta in maniera spudorata, al gioco di specchi e rimandi tra autore e personaggio, ho storto il naso e parecchio.
Sono anni che dal blog Recchioni, prima in maniera embrionale, poi man mano in maniera sempre più massiccia e omogenea ha delineato le fattezze di questo alter-ego fumettistico fino a confondersi l’uno nell’altro senza soluzione di continuità.
Apprezzo da tempo il Recchioni autore, un po’ meno l’uomo (o l'idea di lui che me ne sono fatta leggendo il blog) ma ciò non significa che davanti a ottime opere come molti numeri di John Doe, David Murphy 911 o Dylan Dog e soprattutto “La redenzione del samurai” de Le Storie n° 2 non ne riconosca l’immensa bravura.
In Asso invece mi son trovato spiazzato più e più volte. Come disegnatore ha molti limiti ma ha un tratto originale che mi piace molto soprattutto quando NON imita Nagai o Pazienza o Miller di cui però ha imparato bene l’impatto scenico di una tavola o vignetta!
Mi aspettavo un racconto corposo e non varie mini racconti o semplici illustrazioni.
Molta roba è apparsa in passato sul blog e non era dichiarata espressamente per il volume quindi ho idea che per raggiungere un certo numero di pagine abbia infoltito il tutto con illustrazioni che nacquero come fini a se stesse.
Per carità, ottimo materiale, ma rimane sempre quel sentirsi presi in giro come lettore.
Arrivi a poco dalla fine facendoti un’idea precisa dell’opera e ti ritrovi l’ultimo racconto che in pieno stile Recchioni metafumettistico narra di una fantomatica recensione su un blog di settore che esprime pari pari quello che chiunque avrebbe pensato se il volume fosse finito li.
Chiudi il volume con un sorriso; Mi ha fregato di nuovo: pensavi di aver capito cos’era questo fumetto e per tutto il tempo io (Recchioni) ti ho fregato facendoti credere di fregarti.
Diavolo di un Recchioni: ha sempre un Asso in più nella manica!
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