Non è molto che ho scoperto John Doe, sicuramente poco più di un anno. Lo avevo adocchiato molto tempo tempo prima e mi ero ripromesso di "approfondire" appena possibile.
Leggendo però un numero a caso (mi sembra il 6) acquistato a un mercatino, per pochissimo, me ne sono letteralmente innamorato,correndo ai ripari e sto reperendo tutta la collezione (anche se ho dei buchi qua e la) ; dopo l'ultimo acquisto, ho terminato di leggere i primi 13 numeri ovvero la prima stagione.
Ottimo punto per farne un primo commento!
Questa serie, questo personaggio, sono senza dubbio di smentita, la novità editoriale italiana, popolare e seriale più innovativa degli ultimi 10 anni.Si è conquistata nel tempo e grazie ai pochissimi mezzi del passaparola, un nutrito numero di fan e la sua fama è in continuo aumento!
Il concept è geniale, ma come sempre è un'idea semplice condita da piccole sfumature uniche.(Trasformare entità metafisiche in uomini,creare un ufficio per le dipartite mortali ecc ecc..).
Complice del successo sono anche i due autori-creatori Bartoli/Recchioni che redigono i soggetti e le sceneggiature a staffetta ma come se fossero una singola persona tanto è l'affiatemento tra i due.
Complice del successo sono anche i due autori-creatori Bartoli/Recchioni che redigono i soggetti e le sceneggiature a staffetta ma come se fossero una singola persona tanto è l'affiatemento tra i due.
Questa prima stagione si è avviata tra alti(tanti) e bassi (pochissimi) verso una narrazione di un ciclo che ha avuto nel numero 13 il suo giusto finale e che proietta John Doe verso nuove mete narrative.
In questo stagione abbiamo imparato a conoscere lui, i suoi comprimari (dando anche l'addio a uno a cui ero particolarmente legato) e messo in scena i meccanismi narrativi della serie.
Infatti pur rifacendosi per necessità identificativa ai Bonelli, John Doe fumetto è decisamente diverso dai Politically Correct bonelliani e la quasi libertà di cui hanno goduto i due autori (dalla scelta di disegnatori,alle trame e contenuti) ha permesso loro di scatenarsi.
Non è una accusa a Bonelli il commento di cui sopra; ma è indubbio che una serie del genere ne sarebbe uscita parecchio diversa se fosse stata concepita in casa Bonelli anche se avrebbe avuto la notorietà, che ha acquisito comunque nel tempo, da quasi subito l'uscita in edicola.
Beh ora non mi rimane che sedermi comodo e gustarmi questa seconda stagione che so, per quel che ho letto in giro, essere notevole.
Se non avete mai letto John Doe rimediate subito
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