05 febbraio 2013

Cambiamento finale

Se Bevilacqua nel primo numero di Metamorphosis aveva avuto, a mio parere, qualche perplessità nei testi e nei disegni, con il secondo e terzo nonchè ultimo numero, l'autore mi è parso molto più sciolto e a suo agio, nel dirigere la regia della vicenda, tanto da far scorrere verso la compiutezza tutta la l'opera.

Evidentemente, il primo numero dovendo presentare personaggi e situazioni è stato più difficile da gestire e quindi ne ha risentito la scorrevolezza e la leggerezza in lettura.

Fatto sta che dal secondo numero entrando nel vivo della narrazione, la lettura si fa più agile e avvincente, incominciando a capire i dettagli di questa storia noir a tratti letteralmente onirica e surreale. Sogno e cambiamento, come suggeririsce il titolo della serie, sonole colonne portanti della storia.
La padronanza dei personaggi poi, permette nel terzo numero di giocare con loro dall'autore inscenando un connotazione tipicamente superoistica o in alcuni punti mandare avanti un sottotesto politico (basti pensare alle motivazioni di Zeus e al suo delirio nella sequenza del flashback). In un dialogo tra il "cattivo" maestro e Luna per esempio, lei stessa afferma come le sue idee sono condivisibili, ma sono i modi in cui vuole attuarle, attraverso il potere di lei, che sono deprecabili. O ancora nel secondo numero quando durante una manifestazione tra celerini e manifestanti, l'autore riesce in maniera imparziale a mostare come da una parte e dall'altra la forza e la violenza non siano in nessuna maniera giustificabili.
Funzionale e simpatico l'uso dei miti greci come alter-ego onirico dei comprimari della serie.
Il finale è un classico happy end anche se pur non essendo aperto lascia comunque la possibilità di narrare ancora altre storie dei personaggi; cosa che l'autore ha dichiarato in caso un eventuale successo di questa mini potrebbe prendere in considerazione.
Sul lato grafico  dell'opera, devo dire che il tratto manga cartoonesco di Bevilacqua ben si sposa con la svolta superoistica e onirica del secondo e terzo numero, ma rimango dell'idea che il primo volume e comunque in alcuni contesti, un tratto più realistico, avrebbe dato più risalto alla parte surreale di Luna.
Quindi come opera prima da autore completo per un fumetto da edicola, Bevilacqua ha vinto la sua scommessa anche nonostante alcuni gravi difetti non imputabili a lui direttamente.
In primis la carta: continua ad essere ancora la nota dolente della casa editrice (Aurea Edizioni). Capisco i tempi di crisi e il contenimento dei costi, ma se un prodotto delicato per le vendite come un nuovo mensile da edicola con lo stile di Bevilacqua, pieno di campionature nere e retini, una carta porosa e povera come quella usata non fa altro che minare il rendimento grafico sminuendo l'impatto visivo, emotivo e narrativo che una tavola dovrebbe suscitare.
L'ultimo punto negativo è sia la brevità della miniserie, tre numeri, che non la autoconclusività dei singoli. Daltronde questa è la prassi del mercato odierno e mi chiedo quanto un lettore occasionale riuscirebbe a appassionarsi iniziando a leggere dal secondo numero, una vicenda che rimane comunque non immediata e quindi un prodotto che mira alla fidelizzazione dal primo numero.

La brevità dei tre numeri d'altro canto la presta a una riedizione in un formato migliore e unico tipo un volume da libreria, cosa della quale mi auguro e di cui sarei un sicuro acquirente.

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