E anche la terza stagione di John Doe me la lascio alle spalle.
Dopo un paio d’anni sono quasi in pari e questo avvicinarmi alla produzione odierna mi ha frenato nella lettura che fino a metà della terza stagione mi ha visto divorare anche cinque albi a lettura.
Non ho apprezzato tutt’e tre alla stessa maniera però; se ho adorato e adoro la prima che a mio parere rappresenta il meglio che si poteva fare con John Doe inteso come personaggio ho comunque apprezzato in maniera leggermente inferiore anche la seconda e la terza.
Questo fumetto è davvero un fenomeno editoriale ma a mio avviso meritava di più come notorietà e vendita. Il non essere un Bonelli l’ha penalizzato ma paradossalmente aiutato a essere un cult comunque. Di questo, forse ne parlerò un’altra volta.
Qui vorrei dare il mio modesto parere alle tre stagioni.
La prima è la mia preferita: introduzione del personaggio, dinamiche che spiegano e gettano le basi per il perché e come si svolgerà tutta la stagione e un protagonista antieroe che nonostante sulla carta sia sfavorito riesce con arguzia a salvare la situazione. Citazioni e suggestioni da movie e fiction americane con un gusto nostrano del racconto on the road (quando capita) e assolutamente politically Scorrect!
Una caratteristica comune alle tre stagioni è quella che gli autori Bartoli e Recchioni hanno fortemente cercato di spiazzare sempre e comunque il lettore: una volta suggerito un percorso via subito con una deviazione ed ecco che nella seconda stagione JD prende il posto di Morte e con un mescolamento di comprimari si alternano colpi di scena e nuovi personaggi.
Spesso durante questa seconda stagione ho fatto fatica a proseguire; mi ha spinto sia il desiderio e la necessità di leggere la fine e il passaggio alla terza. Ho avuta la netta sensazione che ogni tanto gli autori non sapessero in che direzione indirizzare la serie anche se a stagione ultimata devo dire che forse erano sono abili depistaggi.
La terza stagione dopo un iniziale sconcerto da parte mia mi ha intrigato e quel suo tornare on the road con JD che sembrava un novello David Banner della serie televisiva di Hulk mi ha fatto risalire la gioia e la voglia di leggere il fumetto. Verso la fine di stagione John è tornato parzialmente il personaggio che era nella seconda e la scelta narrativa di rendere il nemico della seconda stagione un alleato se all’inizio sembrava un assurdo con il passare dei numeri e dei viaggi così cari a Recchioni nel suo raccontare mi ha trovato sempre più entusiasta fino all’ultimo numero del superltivo Dell’Oglio con un’unica nota di rammarico: la scena dello scontro finale con il Grande Capo risolta di fatto con un espediente narrativo che mi ha lasciato un pelino deluso.
Che dire la quarta stagione mi aspetta e sapere che sul più bello terminerà per poi riprendere nella nuova serie mi fra fremere ma per ora lascio “sedimentare” queste letture (almeno fino a domani….)
Dopo un paio d’anni sono quasi in pari e questo avvicinarmi alla produzione odierna mi ha frenato nella lettura che fino a metà della terza stagione mi ha visto divorare anche cinque albi a lettura.
Non ho apprezzato tutt’e tre alla stessa maniera però; se ho adorato e adoro la prima che a mio parere rappresenta il meglio che si poteva fare con John Doe inteso come personaggio ho comunque apprezzato in maniera leggermente inferiore anche la seconda e la terza.
Questo fumetto è davvero un fenomeno editoriale ma a mio avviso meritava di più come notorietà e vendita. Il non essere un Bonelli l’ha penalizzato ma paradossalmente aiutato a essere un cult comunque. Di questo, forse ne parlerò un’altra volta.
Qui vorrei dare il mio modesto parere alle tre stagioni.
La prima è la mia preferita: introduzione del personaggio, dinamiche che spiegano e gettano le basi per il perché e come si svolgerà tutta la stagione e un protagonista antieroe che nonostante sulla carta sia sfavorito riesce con arguzia a salvare la situazione. Citazioni e suggestioni da movie e fiction americane con un gusto nostrano del racconto on the road (quando capita) e assolutamente politically Scorrect!
Una caratteristica comune alle tre stagioni è quella che gli autori Bartoli e Recchioni hanno fortemente cercato di spiazzare sempre e comunque il lettore: una volta suggerito un percorso via subito con una deviazione ed ecco che nella seconda stagione JD prende il posto di Morte e con un mescolamento di comprimari si alternano colpi di scena e nuovi personaggi.
Spesso durante questa seconda stagione ho fatto fatica a proseguire; mi ha spinto sia il desiderio e la necessità di leggere la fine e il passaggio alla terza. Ho avuta la netta sensazione che ogni tanto gli autori non sapessero in che direzione indirizzare la serie anche se a stagione ultimata devo dire che forse erano sono abili depistaggi.
La terza stagione dopo un iniziale sconcerto da parte mia mi ha intrigato e quel suo tornare on the road con JD che sembrava un novello David Banner della serie televisiva di Hulk mi ha fatto risalire la gioia e la voglia di leggere il fumetto. Verso la fine di stagione John è tornato parzialmente il personaggio che era nella seconda e la scelta narrativa di rendere il nemico della seconda stagione un alleato se all’inizio sembrava un assurdo con il passare dei numeri e dei viaggi così cari a Recchioni nel suo raccontare mi ha trovato sempre più entusiasta fino all’ultimo numero del superltivo Dell’Oglio con un’unica nota di rammarico: la scena dello scontro finale con il Grande Capo risolta di fatto con un espediente narrativo che mi ha lasciato un pelino deluso.
Che dire la quarta stagione mi aspetta e sapere che sul più bello terminerà per poi riprendere nella nuova serie mi fra fremere ma per ora lascio “sedimentare” queste letture (almeno fino a domani….)
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