Grazie alle vacanze estive ho potuto terminare la lettura di questo affascinante manga che avevo interrotto al numero 4 (di 12) leggendomi i restanti 8 volumi editi in monografico all’epoca dalla Star Comics in un’unica volta.
Questo manga tempo permettendo ti coinvolge in maniera così profonda nella lettura che è quasi impossibile non leggerlo tutto d’un fiato.
Il manga fu edito la prima volta dalla Granata Press sulla rivista contenitore Zero Nippon Comix ma incompleto e riproposto nel 2000 dalla Star Comics (sempre per opera dei Kappa Boys) in monografico nella collana pocket “Point Break”.
La storia narra di due personaggi in particolare Akira Hojo e Chiaki Asami. Due percorsi di vita paralleli con un unico scopo: riformare il Giappone e i giapponesi dall’interno. Per far ciò dopo tramite la morra cinese hanno stabilito chi avrebbe intrapreso la via legale e politica (Asami) e quella illegale e della Yakuza (Hojo).
Aiutandosi a vicenda, conquistando man mano tutti coloro che venivano in contatto con loro, la vicenda si dipana sui giochi di potere e strategie di conquista tra fazioni di clan malavitosi da una parte e le logiche di partito e correnti parlamentari dall’altra.
Tra colpi di scena, retroscena inattesi e soprattutto con la struggente narrazione del passato dei protagonisti profughi della Cambogia all’epoca della guerra che fa da motivo cardine della volontà ferrea dei due, si assiste alla scalata ai vertici di Asami e Hojo fino al finale struggente e commovente.
L’ottimo soggetto di Sho Fumimura e le particolari scelte in sceneggiatura sono state poi particolarmente enfatizzate dall’ottimo tratto di Ryoichi Ikegami.
Un disegno molto realistico e particolareggiato, ben lontano dal tratto leggermente deformato che spesso nei manga affligge soprattutto i personaggi e l’uso pressochè totale del tratteggio e dei retini. In particolare i volti dei personaggi quasi senza una linea netta ma con l’uso certosino di vari livelli di tratteggio da una forza impressionante di espressività da lasciare incantati davanti a ogni tavola.
Senza virtuosismi particolari invece, la struttura delle vignette nella tavola anche se ogni tanto il disegnatore si lancia in qualche costruzione della scena dal forte impatto visivo. Alcune pagine poi hanno una forza comunicativa che non necessitano di nessuna didascalia ne di dialoghi.
Per finire una menzione speciale per un personaggio che definire di secondo piano è davvero riduttivo: Tokai il braccio destro di Hojo. Anche questo personaggio ha un ruolo fondamentale nella vicenda. Se tutta la storia è una sorta di storia di due vicende parallele con personaggi che rappresentano ognuno la controparte dell’altra “visione” dei due mondi, Tokai è l’elemento fuori dal coro che ti spiazza con un gesto o una battuta, con il suo estro e la sua violenza. Che sa sempre sorprenderti nel bene e nel male.
Di tutto il fumetto comunque spesso e soprattutto verso la fine non ho potuto non percepire un senso di icredulità quando anche nelle situazioni più aspre nelle contrapposizioni più gravi i vari boss mafiosi si lasciavano incantare un po’ troppo facilmente dai discorsi e dal carisma di Hojo. A ben guardare la svolta finale mi è sembrata un po’ troppo surreale. Come spesso qualche personaggio ribadiva, uno Yakuza è pur sempre uno Yakuza.
Rimane comunque una bella storia sulla speranza e il sogno e tutta la volontà che un uomo può investire affinchè ciò che sembra utopico possa avverarsi.
Le pagine politiche poi soprattutto quelle che descrivono le gesta dei deputati indipendenti e il loro sentimento di risveglio di valori etici e politici andrebbero fatte leggere alla nostra attuale classe dirigente.
Il deputato Isaoka mi ricorda da vicino un nostrano politicante….
Questo manga tempo permettendo ti coinvolge in maniera così profonda nella lettura che è quasi impossibile non leggerlo tutto d’un fiato.
Il manga fu edito la prima volta dalla Granata Press sulla rivista contenitore Zero Nippon Comix ma incompleto e riproposto nel 2000 dalla Star Comics (sempre per opera dei Kappa Boys) in monografico nella collana pocket “Point Break”.
La storia narra di due personaggi in particolare Akira Hojo e Chiaki Asami. Due percorsi di vita paralleli con un unico scopo: riformare il Giappone e i giapponesi dall’interno. Per far ciò dopo tramite la morra cinese hanno stabilito chi avrebbe intrapreso la via legale e politica (Asami) e quella illegale e della Yakuza (Hojo).
Aiutandosi a vicenda, conquistando man mano tutti coloro che venivano in contatto con loro, la vicenda si dipana sui giochi di potere e strategie di conquista tra fazioni di clan malavitosi da una parte e le logiche di partito e correnti parlamentari dall’altra.
Tra colpi di scena, retroscena inattesi e soprattutto con la struggente narrazione del passato dei protagonisti profughi della Cambogia all’epoca della guerra che fa da motivo cardine della volontà ferrea dei due, si assiste alla scalata ai vertici di Asami e Hojo fino al finale struggente e commovente.
L’ottimo soggetto di Sho Fumimura e le particolari scelte in sceneggiatura sono state poi particolarmente enfatizzate dall’ottimo tratto di Ryoichi Ikegami.
Un disegno molto realistico e particolareggiato, ben lontano dal tratto leggermente deformato che spesso nei manga affligge soprattutto i personaggi e l’uso pressochè totale del tratteggio e dei retini. In particolare i volti dei personaggi quasi senza una linea netta ma con l’uso certosino di vari livelli di tratteggio da una forza impressionante di espressività da lasciare incantati davanti a ogni tavola.
Senza virtuosismi particolari invece, la struttura delle vignette nella tavola anche se ogni tanto il disegnatore si lancia in qualche costruzione della scena dal forte impatto visivo. Alcune pagine poi hanno una forza comunicativa che non necessitano di nessuna didascalia ne di dialoghi.
Per finire una menzione speciale per un personaggio che definire di secondo piano è davvero riduttivo: Tokai il braccio destro di Hojo. Anche questo personaggio ha un ruolo fondamentale nella vicenda. Se tutta la storia è una sorta di storia di due vicende parallele con personaggi che rappresentano ognuno la controparte dell’altra “visione” dei due mondi, Tokai è l’elemento fuori dal coro che ti spiazza con un gesto o una battuta, con il suo estro e la sua violenza. Che sa sempre sorprenderti nel bene e nel male.
Di tutto il fumetto comunque spesso e soprattutto verso la fine non ho potuto non percepire un senso di icredulità quando anche nelle situazioni più aspre nelle contrapposizioni più gravi i vari boss mafiosi si lasciavano incantare un po’ troppo facilmente dai discorsi e dal carisma di Hojo. A ben guardare la svolta finale mi è sembrata un po’ troppo surreale. Come spesso qualche personaggio ribadiva, uno Yakuza è pur sempre uno Yakuza.
Rimane comunque una bella storia sulla speranza e il sogno e tutta la volontà che un uomo può investire affinchè ciò che sembra utopico possa avverarsi.
Le pagine politiche poi soprattutto quelle che descrivono le gesta dei deputati indipendenti e il loro sentimento di risveglio di valori etici e politici andrebbero fatte leggere alla nostra attuale classe dirigente.
Il deputato Isaoka mi ricorda da vicino un nostrano politicante….
Come diceva Bud Spencer...
RispondiElimina"politicanti di merda"!
http://www.youtube.com/watch?v=q6GIDaqQ3Wo