24 gennaio 2016

Morgan Lost 3 e 4 la recensione

Complice la mancanza di tempo cronica, la delusione del terzo numero e la mancanza di voglia di scriverne e la lettura del quarto numero, eccoci qui a parlare di nuovo di Morgan Lost in estremo ritardo.

 
Vediamo da vicino i due numeri.

Partiamo dal terzo numero. Mister Sandman
Fin dalle prime pagine, dalla storia ai dialoghi ho iniziato a storcere il naso. Pur non sapendo se la continuty sia stretta oppure quando è narrata, cronologicamente, rispetto alla prima storia dei primi due albi, il comportamento di Morgan nei confronti della protagonista di questo albo, è del tutto incoerente.
Ma tralasciando questo che potrebbe essere marginale è tutta la vicenda del delirio onirico dato dal terribile Mister Sandman che mi ha spiazzato. Uno scontro che è tutto interiore con implicazioni paranormali non l'ho gradito molto. E' una serie distopica, noir, ma il paranormale non pensavo fosse contemplato. Per questo genere di cose pensavo che bastasse Dylan Dog. In effetti a fine lettura mi è sembrato di leggere una storia dell'Old Boy e spero vivamente che il soggetto non sia stato riciclato per Morgan.
Può anche darsi che tutti i riferimenti, musicali e letterali, che non ho saputo cogliere (come letto su altri lidi internettiani) non mi abbiano permesso di apprezzare questa storia. Ma rimane comunque la sensazione di "tradimento" perché l'ambientazione paranormale mi sembra fuori testo rispetto a quel che mi ero convinto fosse questa serie e questo personaggio. Una delusione nata quindi dal fraintendimento personale.
Unica nota positiva i magnifici e strepitosi disegni di Freghieri qui perfettamente a suo agio, nell'uso dei toni di grigio.
Dopo la delusione del terzo, il ritorno dell'entusiasmo nel quarto numero: La rosa nera.
Qui abbiamo una storia molto avvincente in cui un serial killer precedentemente citato, Wellendream la cosiddetta rockstar dei killer, entra prepotentemente in scena.
Viene narrata la sua origine e la spiegazione del suo amore/ossessione per Pandora Stillman, la psichiatra criminologa e amica di Morgan.
Dalla narrazione e da alcune sequenze, è chiara l'idea di rendere questo villain la nemesi speculare del nostro eroe. Anche il finale lascia intendere un ritorno in grande stile.
In questo quarto numero ho notato una forte impronta superoistica. Una struttura dei personaggi nelle loro motivazioni e azioni derivata dalle stesse dinamiche tipiche dei comics americani. E in generale comunque è proprio la serie che fa sue alcuni topoi del genere.
Questo per inciso è una delle cose che , volute o no, apprezzo maggiormente della serie.
Ai disegni uno strepitoso quanto sconosciuta (per me) Val Romeo.
Insomma con questo quarto numero siamo tornati in carreggiata ritrovando il Morgan Lost, dei primi numeri e una serie cupa, metropolitana e dal ritmo serrato come piace a me.
Inutile dire che il viaggio continua.

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