10 luglio 2011

Ti prendo e ti porto via


Ho scoperto Niccolò Ammaniti di recente e dopo aver letto il suo esordio letterario (Fango,di cui forse ne parlerò in un altro topic) ho divorato in poco meno di una settimana il libro in oggetto.
La scrittura di Ammaniti è molto particolare:non è il classico narrare in prima o terza persona e non c'è un protagonista ma (almeno per questi due volumi letti da me) una storia corale e la narrazione è in prima persona ogni volta che il capitolo parla di questo o quel personaggio dando spesso il punto di vista di tutti della stessa scena che viene raccontata (una tecnica molto simile a quella cinematografica e alle sue sceneggiature...non a caso ben 3 volumi di questo autore son diventati film cito Branchie e Io non ho paura).
Ma veniamo al libro in questione.
Forte di una solida struttura narrativa Ammaniti inscena le vicende principalmente di due personaggi in una fantomatica cittadina di provincia senza mai farli incontrare e attorno a questi due si muovono i vari comprimari che intereagiscono gli uni con gli altri fino a creare una sorta di reazione a catena che porta al cataclismatico finale che farà anche incontrare i due protagonisti (se così possiamo definirli) con un gioco di causa e effetto così ralistico e con una descrizione dell'animo e delle sensazioni che pervadono questo o quel personaggio che a volume concluso ti sembra di aver letto un fatto di cronaca ma anche aver seguito un'epopea televisiva.
Con un azzeccatissimo flashback si entra subito nel vivo della vicenda e non si può non sentirsi invischiati nelle miserie e nelle piccole virtù dell'umanità degradata ai confini sociali di cui narra il libro.
Il libro alterna momento comici e ilari a situazioni drammatiche e a volte davvero piene di pathos e il finale, non affatto a lieto fine ma coerente fino in fondo,lascia un senso di agrodolce e tutta la vicenda ti rimane talmente dentro che, almeno per me, per un paio di giorni non facevo altro che ripensare alle vicende misere e grottesche e a volte surreali ma talmente familiari, quotidiane che chiunque ha vissuto,sviscerate in questo splendido romanzo.
Per tutto il tempo non ho potuto non commuovermi per il piccolo Pietro ma esultare per il suo riscatto finale la sua amica d'infanzia Gloria sua antitesi,arrabbiarmi per il bullo Pierini,commiserare il playboy attempato Graziano provare tenerezza e rabbia per la professoressa Palmieri e così via...
Se volete una lettura semplice ma non superficiale con un linguaggio moderno e a volte scurrile ma realistico con una storia verosimile e spietata e dura come un pugno nello stomaco dovete leggere questo libro.

1 commento:

  1. L'ho letto qualche anno fa, e MI PIACQUE DA MORIRE...oggi ne ho un ricordo confuso, con qualche immagine fulminante, ormai scollegata ma vivissima (tipo l'entrata in scena di Graziano sulla Uno turbo, il crescendo del bagno nelle pozze di Saturnia e il controllo documenti notturno della polizia). Tragicomicamente bello

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